L’innovazione non è sempre sinonimo di prosperità. L’evoluzione deve garantire la tutela della salvaguardia degli esseri umani, nello specifico la protezione dei dati personali.
L’intelligenza artificiale continua a rivoluzionare il mondo, non solo attraverso innovazioni tecnologiche, ma con un continuo processo di sviluppo sia sul piano comunicativo che sociale. AI accompagna spesso termini come progresso, tecnologie avanzate, computer.
La gestione degli sviluppi della AI permette ai governi e alle istituzioni di promuovere una sfida che, se affrontata correttamente, potrebbe costituire una straordinaria opportunità di crescita. Lo sviluppo tuttavia ha bisogno dell’uomo e questo è l’elemento primario che aziende e programmatori devono tenere sotto la propria lente d’ingrandimento. Non deve sfuggire la privacy, perché all’interno della fitta rete di interconnesioni e flusso di dati continui, potrebbe risultare facile un abuso di informazioni personali. Il monito puro è quindi quello di preservare e salvare il fattore umano. Il progresso, l’evoluzione sono fondamentali per il nostro pianeta, tuttavia l’uomo è l’autentico protagonista di tutto ciò, proprio per questo deve tutelare la sua integrità, attraverso la salvaguardia dei dati più intimi e personali.
Secondo il Regolamento Ue 2016/679 il trattamento dati avverrà solo nei limiti di specifiche e predeterminate finalità, in maniera autonoma e totalmente a disposizione dell’utente. Questo è l’impegno del GDPR (General Data Protection Regulation), promotore di stabilire chiarezza dei ruoli, elaborare molteplici informazioni, controllare l’audit di chi tratta dati personali. Tutte queste prerogative nascono unicamente per tutelare in primis la persona. Lo sviluppo parte prima dalla persona, ma se questa non viene tutelata, l’evoluzione tecnologica è nulla.
Fonte: Intelligenza artificiale e contratti, che succede se salta il fattore umano