Basta con i luoghi comuni sull’Intelligenza Artificiale

Ogni “novità” porta con sé l’antica contrapposizione tra tradizionalisti e innovatori. Interpellando il grande Umberto Eco potremmo individuarla nella contrapposizione tra apocalittici e integrati. Nella lotta tra gli estremi ad un certo punto ci si accorge che non si tratta di schierarsi, ma piuttosto di prendere consapevolezza di una una realtà in cui già ci troviamo a vivere e che regola molte azioni umane.

Parlando di rivoluzione digitale lo scrittore italiano Alessandro Baricco nel suo ultimo libro intitolato “The Game” pone in evidenza il fatto che la rivoluzione digitale in realtà non ha cambiato il modo di conoscere dell’uomo, ma lo ha reso più simile al funzionamento del nostro cervello che forse tanto lineare non è. Eravamo abituati a leggere da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso, con l’avvento del WEB è nato l’ipertesto e la possibilità concreta di muoversi tra i testi in maniera non più lineare. Grazie al WEB l’uomo non invia più messaggi, ma naviga in una mare di informazioni e di conoscenze. La rivoluzione digitale tanto temuta, insomma, è più rispondente al modo di apprendere e conoscere dell’uomo di quanto si pensasse.

Finita una rivoluzione ne viene fuori un’altra. L’essere umano ha sempre bisogno di novità in un miscuglio di antico e nuovo che è compresente nel dispiegarsi della storia. Ecco che, la “novità” sembra essere l’Intelligenza Artificiale. Anche per essa, così come per ogni rivoluzione in atto di cui non si conoscono bene i contorni, l’uomo comincia a perdere i punti di riferimento e si ripropone delle domande: chi sono io? Chi deciderà per me? Come farò a trovare lavoro? Insomma, è il momento della “crisi” in cui la filosofia può dire qualcosa di concreto e aiutarci a superare la dicotomia apocalittici-integrati.

Anche Google ha costituito un team di 8 consulenti internazionali con l’intento di “fornire nuove prospettive” e approfondire temi legati a Intelligenza Artificiale, etica e privacy. L’italiano Luciano Floridi, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford presso l’Oxford Internet Institute, dove dirige il Digital Ethics Lab, è membro del team. In un intervista rilasciata di recente a Industria Italiana Floridi rispetto al modo apocalittico di intendere l’Intelligenza Artificiale e la realtà distopica che sembra prospettare dichiara:


«Questo modo di rappresentare l’Intelligenza Artificiale non aiuta di certo a favorire la transizione che stiamo vivendo. Si narrano scenari apocalittici in cui l’umanità sarà distrutta dalle macchine per distrarre la collettività dai problemi seri che ci sono e ci saranno con l’incremento massiccio delle tecnologie. Abbiamo paura dell’incerto e questo è molto grave. Ad esempio, nel settore della sanità potremmo già oggi fare cose molto buone con sistemi di Intelligenza Artificiale che consentirebbero di ridurre sofferenza umana. Ma non le mettiamo in atto. Questa è una cosa gravissima che va addebitata alla politica e ai media».

Il ricercatore di origine Italiana ribadisce che a livello europeo sta conducendo una battaglia, che rischia di perdere, «per evitare che si inseriscano scenari apocalittici nel documento disponibile online sul progetto Intelligenza Artificiale.

Anche il linguaggio mostra tutta la sua potenza di impianto di pensiero che favorisce le fake e non fa un servizio al futuro dell’umanità. Possibile e plausibile sono i due elementi del documento, secondo Floridi, che ancora avallano uno scenario apocalittico sull’impiego dell’AI.

La soluzione sembrerebbe essere quella di mettere fine ai luoghi comuni insensati. L’utilizzo dell’AI non realizzerà catastrofi, ma il suo impiego e utilizzo nella società e nell’industria produrranno effetti largamente positivi.

Fonte
Perché sto perdendo a Bruxelles la battaglia sull’Intelligenza artificiale. Parla il prof. Floridi

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