Il dono della parola nel deserto della scarsità e della tecnologia

Michelangelo TagliaferriFondazione Accademia di Comunicazione (mtagliaferri@accademiadicomunicazione.org)

Il dono della parola nel deserto della scarsità e della tecnologia

Sembra innegabile che ogni dato di concretezza e realtà prodotto dall’uomo o con il concorso dell’uomo sia frutto di un suo desiderio e di una comunicazione tra sé e sé e tra sé e gli altri.

Dato un problema da risolvere con il concorso degli altri si mobilitano a vario titolo ed in vario modo le energie per risolverlo.

Ogni soluzione di problema in quanto oggetto di desiderio, nella segmentazione connessa all’accettazione vita e al rifiuto della morte, è una messa in forma di energia naturale.

Ciò significa che ogni prodotto o servizio viene realizzato con il concorso misto di stati di energia e condizione di scambio di energia dell’uomo con la natura e quindi anche con se stesso come individuo e come specie.

In termini più semplici si può affermare che non c’è “oggetto del mondo” che non sia caratterizzato da questo scambio energetico orientato alla vita che dà vita alla vita così come, sulla base delle nostre conoscenze, la stiamo concettualizzando, producendo e riproducendo.

Nell’uomo possiamo chiamare questa energia che mobilita il desiderio energia psichica o, alla maniera di Freud e Jung, libido.

Le nostre società fatte di sistemi complessi stanno perdendo progressivamente questa capacità di generare condizioni favorevoli allo scambio libidico: sono società fatte da individui sempre meno sognanti e predisposti alla meraviglia.

I motivi sono complessi e non possiamo in questa sede darne conto in modo esauriente, ma è certo che sempre meno sogniamo e quindi abbiamo sogni da condividere e realizzare.

La marcata accentuazione del processo di anticipazione finalizzata del futuro in economia obbliga da una parte a calcolare sempre di più il ritorno dell’investimento economico determinando a priori la misura della quantità del ritorno atteso.

Operiamo quindi massimamente attraverso il metodo della probabilità e della contabilità.

Contemporaneamente la tecnologia che integra sempre di più i processi produttivi crea una iper-realtà che si muove secondo questa regola di razionalità economica dispiegata e la combinazione tra prodotti, come desiderio finalizzato alla redditività e tecno-scienza. riducono lo spazio di rischio che l’individuo e la società è in grado di tollerare e riducono l’investimento di energia psichica così come conteniamo il consumo di carburante o di informazione.

Di fronte ad un problema c’è sempre di più una soluzione, ma oggi si privilegia quella  che anticipa i nessi causali in termini balistici e configura il risultato come obiettivo da raggiungere lasciando ai margini le conseguenze non intenzionali dell’azione.

In questo contesto l’uomo muta la sua condizione antropologica e nell’economia di mercato dei sistemi capitalistici mercantili avanzati ogni prodotto deve a monte essere generato da una energia che subisca il controllo del desiderabile andando verso un fruitore che è chiamato a desiderare in termini contenuti nello stimolo e dare la risposta attesa.

In questa condizione di parsimonia psichica e precauzione sistemica, visto che gli attori sono in concorrenza tra di loro, vince chi è in grado di avere creato un prodotto o un servizio a concentrazione marginale massima di contenuto di desiderio tale da mobilitare la attenzione massima e il desiderio, ma altrettanto marginale, del fruitore ipotetico.

Da qui l’esigenza di tecnicizzare il più possibile le competenze che riassorbano i rischi di possibili fallimenti.

In questo contesto la comunicazione è sempre più intenzionale e finalizzata, tecnicizzata e sottoposta alle regole della teoria dell’informazione.

Questa modalità è funzionale alla creazione di un uomo “creato” dall’uomo che non è in competizione con i robot ma che è pronto per dare vita ad una iper-realtà con memoria fuori da lui alla quale ricorrere nella soluzione sempre più complessa dei problemi in termini di tecniche, criteri e procedure standardizzate.

In questo contesto il rischio è quello connesso alla perdita progressiva della creatività e giocoforza riduce lo spazio del pensiero e del libero arbitrio a favore di procedure standardizzate di omologazione culturale oltre che operativa.

In questo senso l’innovazione deve abbandonare il suo contenuto ideologico per asseverarsi nella pratica e per dimostrare come e in che cosa può fungere da fattore di miglioramento della comunicazione, dei processi decisionali, delle attività di ricerca ed innovazione e di un miglioramento della qualità della vita.

E la qualità della vita riguarda tutti.

Per esempio la Commissione Europea nella ricerca di una società più user friendly ha dato direttive e raccomandazioni per assicurare che siano realizzati ambienti, prodotti, servizi ed interfacce di lavoro per persone di tutte le età e abilità nelle diverse situazioni e nelle diverse circostanze.

Nasce così il Design for all che è il design per la diversità umana, l’inclusione sociale e l’uguaglianza (EIDD, Dichiarazione di Stoccolma,2004).

In base a questo indirizzo la Commissione incoraggia i produttori e fornitori di servizi a produrre nuove tecnologie per tutti, tecnologie che sono studiate tanto per gli anziani e le persone in disabilità, quanto per la techno-tendenza degli adolescenti.

 L’Accesso Universale implica l’accessibilità e l’usabilità delle Tecnologie dell’Informazione e delle Telecomunicazioni (ICT) da parte di tutti, in ogni luogo e in ogni momento, e l’inclusione di tutti in ogni contesto di vita. Tende a rendere possibile un accesso equo e una partecipazione attiva, potenzialmente di tutti, alle attività umane mediate da calcolatore e dalle telecomunicazioni, sia esistenti che emergenti, sviluppando prodotti e servizi universalmente accessibili e usabili e mettendo a disposizione nell’ambiente, quando necessario, adatte funzionalità di supporto alle persone. Questi prodotti e servizi devono essere capaci di soddisfare i requisiti individuali degli utenti in contesti di uso differenti, indipendentemente dalla locazione, dagli apparecchi utilizzati o dal loro ambiente operativo. L’approccio tendente a permettere l’utilizzo dei servizi e delle apparecchiature è generalizzato, con lo scopo di consentire l’accesso alla Società dell’Informazione nel suo complesso. Si suppone che i cittadini vivano in ambienti popolati di oggetti intelligenti, in cui le attività da svolgere e il modo di svolgerle siano completamente ridefiniti, comprendendo una combinazione di attività quali l’accesso all’informazione, la comunicazione interpersonale ed il controllo ambientale. Ai cittadini deve essere garantita la possibilità di svolgere tali attività facilmente e piacevolmente. L’interazione non va più intesa con calcolatori e terminali, ma con l’ambiente e gli oggetti in esso contenuti. Perciò, devono essere presi in considerazione paradigmi, metafore, media e modalità differenti. Inoltre, l’utente/cittadino non dovrà svolgere compiti determinati dall’applicazione in uso, ma coerenti con gli obiettivi da raggiungere nella vita quotidiana, differenti nei diversi ambienti applicativi. 

Gli obiettivi da raggiungere potranno essere complessi non solo per la prevista integrazione di funzioni per l’accesso all’informazione, la comunicazione interpersonale e il controllo ambientale, ma anche perché queste possono coinvolgere comunità di utenti. Questo da un’idea della complessità dei problemi da affrontare, della limitazione dei concetti classici di accessibilità e della necessità di approcci innovativi.

La multimedialità in contesto

All’interno di questo contesto e con queste problematiche va presa in considerazione la tematica della multimedialità come stato di fatto in evoluzione delle applicazioni tecnologiche più avanzate in ITC per l’attuazione di una cultura della società in trasformazione che privilegi i processi di informazione, comunicazione, partecipazione, democrazia e libertà nella progettazione del futuro.

La multimedialità altro non è che la possibilità di costruire oggetti di comunicazione che integrino quanto viene percepito dai nostri sensi ed in particolare dall’udito, la vista e il tatto e che siano fruibili a partire da questa polisensorialità. Inoltre questi oggetti multimediali possono utilizzare come vettori una combinazione rilevante di media (poli-mediali) sempre di più interattivi dal Web 2.0, alla radio web, al mobile, alla informazione in rete, alla produzione in strema per processi complessi che vanno dalla diffusione dell’informazione, alla formazione, alla educazione, alla prevenzione, all’addestramento, all’intrattenimento, alla e-governance… ecc.

La diffusione dei sistemi telematici di comunicazione e interazione essendo isomorfi al sistema sociale modelleranno un nuovo modo di apprendere ad apprendere e di memorizzare oltre ovviamente che di colloquiare e ciò avrà necessità di operatori sempre più qualificati impegnati nei diversi campi e settori.

Per ora se mai servisse a far comprendere l’importanza della tecnologia multimediale valga per tutto questo elenco di vantaggi ad essa connessi. La multimedialità per i disabili per esempio è:

  1. é’ un medium audiovisivo
  2. é’ interattivo
  3. l’oggetto può essere riprodotto e modificato
  4. può essere personalizzato rispetto alle esigenze dell’utente
  5. é’ multisensoriale e quindi ha un potenziale di apprendimento adatto ai portatori di deficit sensoriali e cognitivi
  6. favorisce la creatività e può essere multiforme
  7. può includere le motivazioni allo scambio multimediale
  8. è in grado di valorizzare le esperienze di successo con registri sia razionali che emozionali
  9. può utilizzare facilmente l’audio feedback
  10. può essere utilizzato in dinamiche di gruppo e di neocomunità ( social net, 2.0)
  11. rompe le barriere di diffidenza e di esclusione
  12. crea i presupposti per una intelligenza connettiva

NON E UNO SCENARIO FANTASTICO?

Questa sembra dunque la deriva che orienta tutta la azione comunicativa tra gli uomini e i sistemi e la costruzione sociale dell’economia. Sorge però spontanea la domanda di dove stiamo andando e di come il mito della torre di Babele non sia una profezia che si sta realizzando.

Non è mia intenzione entrare nella esegesi biblica ma credo che valga la pena di mettere qualche paletto alla riflessione che stiamo svolgendo in queste ore.

  1. Mi sembra innegabile che tutta l’umanità stia convergendo verso una lingua sola e per lingua sola non intendo la lingua materna ma i confini dell’Universo mondo ridotto ad un enorme sistema di calcolo, con la scusa che la natura è retta da regole matematiche…..Un buon modo per far fuori la natura ed usarla a fini contabili di marginalità decrescenti.
  2. Mi sembra altrettanto innegabile che una economia formale si stia sovrapponendo ad una economia sostanziale e che il rapporto mezzi fini stia prendendo il posto della abbondanza di vita. Lo schema problematico della scarsità, da principio materiale dell’economia di mercato, diventa spazio mentale di chi vive in una società capitalista come la nostra.
  3. Tutto ciò avviene rendendo scarsi tutti fattori a partire dalla parola secondo uno schema che è semplicissimo: noi usiamo parole per esprimere concetti che vanno bene sia per la società economica tradizionale che per quella moderna, ma non ci rendiamo conto che il significato con la presenza dello schema mentale della scarsità cambia radicalmente la direzione di rotta dell’agire sociale.
    In questo contesto anche la lingua e le parole diventano scarse e come in Babele il linguaggio dell’umanità si blocca e sembra incapace di permettere lo scambio che non sia finalizzato e matematizzato e rende impossibile e non plausibile il dialogo, la comunicazione (come dono comune e anche come barriera ma anche come sistema immunitario) e la assunzione di responsabilità. Le parole si chiudono e si sigillano, gli elementi simbolici che le costituiscono diventano codice e non sono più aperte verso la realtà e l’umano che ha bisogno di generare le differenze ed integrarle e non omologarle e normalizzarle neutralizzandole.
  4. Torniamo all’assunto iniziale di una società iper-codificata e di controllo, ma estremamente affascinante rispetto al mito del Demiurgo proteiforme, alla creazione di una seconda natura, al mutamento morfogenetico e filogenetico…. Una umanità costruita in una Natura ricostruita e adattata…e magari anche migliorata, una lingua che diventa mille linguaggi tutti formalizzati……tanti quanto le stelle nel cielo.

QUINDI?

Bene, si vede come l’inizio del Verbo e il dono della parola sia diventato scarso e quindi le rappresentazioni del mondo presente, passato e futuro sempre meno oggetto di racconto dove il mito possa raccontare dei mille percorsi di una umanità che passa dal deserto ad Eden……Ma se è vero che Babele è una profezia, anche Eden lo è…. e noi stiamo andando in quella direzione seppure a fatica e in mille contraddizioni.

Quindi riflettere su cosa fare in ordine alla comunicazione da vivere in una società ipertecnologizzata tocca almeno tre campi di intervento: 

  1. il primo campo che oggi rimane in ombra, ma che scatterà inevitabilmente in futuro, concerne l’immagine di Dio nell’uomo e l’immagine dell’uomo nel robot. E non perché qualche volta prende la forma di umanoide, ma perché è come se una parte di noi, fuori da noi, prendano vita rendendoci sempre più cyborg.
    Da una parte l’essere umano, nella Genesi è stato creato ad immagine di Dio mentre nell’Esodo è proibito all’uomo di “tagliare” effigi idolatre. Sèlèm o pèsèl per l’uomo a più dimensioni, per l’uomo e la sua ombra o oggi per il robot.
  2. il secondo campo riguarda certamente il linguaggio. Le lingue materne e il linguaggio universale creato dall’uomo che è capace di “fare” linguaggi più o meno formalizzati. In questi linguaggi troviamo la iper-codificazione dei sistemi e il linguaggio simbolico del sogno e di tutte le forme di immaginazione ed arte. In che direzione ci prepariamo ad andare?
    Mentre la società si muove in una direzione la tecnologia, con i suoi linguaggi formalizzati, va da un’altra parte e la distanza rischia di essere insanabile se non si interviene per dare “senso” al nostro stare come umanità sulla terra e non governiamo responsabilmente e solidalmente le scoperte scientifiche e tecnologiche.
    Quindi è fondamentale l’impegno nella comunicazione. Per una comunicazione capace di realizzare una umanità solidale, in modo sostenibile e capace di darsi diritti e doveri nella soluzione dei problemi della Vita.
  3. il terzo campo concerne l’educazione e la formazione, certamente alla comunicazione con i prodotti tecnologici, ma soprattutto per renderci consapevoli della relazione con la conoscenza e con la sapienza per migliorare le condizioni di vita.

L’integrazione degli sforzi di Fondazione di Accademia con IIT vanno in questa direzione e a maggior ragione sono da allargare a tutto il campo della nostra riflessione. In modo ancellare, ma efficace, creativo, ma non paranoico, umile, ma determinato.

La comunicazione che non è una azione in sé crea le condizioni perché le azioni avvengano, la realtà si possa modificare e l’uomo possa esercitare il suo libero arbitrio o se si vuole, realizzare il disegno provvidenziale della Vita.

Per questi motivi la Fondazione Accademia di Comunicazione è disponibile a dare il suo contributo in questi tre campi, con tutti gli attori, nazionali ed internazionali, che ne sentissero la necessità e con i suoi strumenti a disposizione perché questo progetto possa realizzarsi.

AGENDA

Concretamente si può ipotizzare di:

  1. Trovare i linguaggi e le figure retoriche più adatte a rappresentare la soluzione dei problemi utilizzando tutto il sistema polimediale in modo multimediale cioè con la combinazione migliore di suono, parola ed immagine fisse e in movimento: dal racconto al messaggio in pagina fino allo spot e allo storytelling e tutto il trattamento grafico e graficoeditoriale si rendesse necessario.
  2. Attivare i laboratori adatti a trovare il mix di linguaggi consolidati ed innovativi che consentano la corretta produzione di senso dei messaggi inerenti l’utilizzo tecnologico
  3. Ideare le narrazioni che consentano una corretta divulgazione delle scoperte e degli utilizzi della nuova tecnologia
  4. Ipotizzare e creare dei prototipi che consentano l’educazione all’utilizzo tecnologico destinato a pubblici diversi, in particolare ai meno favoriti e meno normo-dotati
  5. Progettare delle app utili ad un utilizzo facilitato e consapevole della tecnologia
  6. Identificare le variabili importanti per disegnare la mappatura ideale della relazione culturale tra principi e regole che consentano il più efficace uso delle tecniche, facendo riferimento ai Big Data e alle ricerche socio-psicologiche disponibili
  7. Affrontare il design dei prodotti d’innovazione tecnologica
  8. Progettare corsi e percorsi adatti alla formazione degli operatori di comunicazione o la specializzazione sul tema di tecnologia e sostenibilità degli esistenti.
  9. L’utilizzo del suono, della musica e delle espressioni artistiche ai fini di una più consonante comunicazione che consenta la partecipazione popolare alla nuova realta che sta prendendo forma.
  10. Integrare e far convergere i media di comunicazione per una sempre più corretta rappresentazione della relazione tra individuo, costruzione sociale e tecnologia utile a rendere la società più equa e solidale.

Questi sono esempi di campi di applicazioni e non sono esaurienti, ma consentono di comprendere in che cosa la Fondazione può impegnarsi una volta che siano scelte le priorità da perseguire.

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