Tecnologia, nuovi lavori o un nuovo sistema?

Il tema lavoro e tecnologia non è nuovo nel corso della storia. Il progresso tecnologico degli ultimi anni è caratterizzato da un andamento iperbolico. In questo articolo qualche spunto di riflessione tratto da un libro scritto dal futurist Federico Pistono.

L’impatto della tecnologia sulla vita dell’uomo ha sempre suscitato numerosi interrogativi e generato fazioni tra favorevoli e contrari. L’invenzione della scrittura, ad esempio, ha messo in posizione dialettica Platone e Socrate. Andando avanti nella storia il luddismo, movimento di protesta operaia, reagì alla povertà distruggendo le macchine ritenute responsabili della disoccupazione. Oggi la questione è rivolta all’uso dei robot, che è più opportuno chiamare cyborg e alla tecnologia in genere.

È un problema di attualità che fa discutere politici e pensatori, ma ha anche un profondo legame con il modo di intendere la società e la comunicazione. Siamo immersi nella cosiddetta ICT. Dall’invenzione di internet siamo passati dalla IT alla ICT. Il salto è veramente epocale anche se realizzato in pochissimi anni. Nel caso dell’Information Technology si rende possibile per “tutti” l’accesso e lo scambio di informazioni. Con la Information and Communication Technologies cambia il paradigma di riferimento perché il termine comunicazione implica il fatto che la tecnologia attuale si apre alla possibilità di entrare in tutti i settori della vita dell’uomo.

È così che mentre in Italia e in Europa si parla di Industria 4.0 come la possibilità di automatizzare tutta la produzione, anche delle piccole e medie imprese, in Giappone si pensa già alla Società 5.0. Una visione della tecnologia e del mondo che vorrebbe mettere non più la tecnologia al centro, ma l’uomo al centro della tecnologia. Si intravede tutta la nobiltà delle intenzioni, ma l’argomento andrebbe approfondito a sé. Solo per far riferimento ad alcune delle possibili implicazioni basta far riferimento al celebre scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro, che sostiene che l’evoluzione naturale dell’uomo sia il passaggio dallo stato organico a quello inorganico. Per lo scienziato, che ha realizzato un’esatta copia di sè, è evidente e inevitabile che l’ultimo stadio evolutivo dell’uomo sia il cyborg.

Con la ICT si è resa possibile quindi l’integrazione tra automazione (robot, cyborg, macchine) e comunicazione. La tecnologia allora non si può più considerare come semplice estensione dell’uomo, ma come parte integrante dell’uomo. Il transumanesimo, un movimento sociale, ritiene che potremmo e dovremmo usare la tecnologia per allontanare i confini della condizione umana, diventando immortali attraverso la fusione di noi stessi e delle macchine.

In termini più pragmatici ci si può chiedere quali sono le prospettive occupazionali del prossimo futuro. La risposta è certa «l’economia non manterrà la sua promessa di creare nuovi posti di lavoro alla stessa velocità a cui la tecnologia li distruggerà». A scriverlo in un suo libro del 2013 – I robot ti ruberanno il lavoro ma va bene cosìFederico Pistone un “giovane” di 34 anni che di mestiere fa il futurist. Anche questo un segno dei tempi che cambiano. Si tratta di figure altamente specializzate in sociologia e antropologia che sapendo leggere i segni dei tempi, sembrerebbe una citazione biblica, sono da supporto a grandi multinazionali e stati nell’individuare soluzioni e servizi, anche sotto forma di app, utili per il prossimo futuro. Questo ragazzo di origine piemontese è riconosciuto per le sue competenze in tutto il mondo ed è stato pure consulente per gli USA. Anche la Barilla, la nota casa di produzione della pasta italiana, ha un settore di sviluppo con queste figure professionali.

Il pensiero di Federico Pistono prende le mosse dalla tesi dell’economista e saggista Jeremy Rifkin che, negli anni ’90, postulò «che la disoccupazione mondiale sarebbe aumentata perché la tecnologia avrebbe sostituito decine di milioni di posti nell’industria manifatturiera, agricola e nel settore dei servizi».

Interessante la chiave di lettura introdotta dal giovane italiano. Dopo aver citato numerosi studi afferma che il punto di novità per la corretta comprensione del fenomeno sta nella parola accelerazione. E continua così «tutti gli autori che ho menzionato sono professionisti brillanti e altamente qualificati, con molti più riconoscimenti accademici ed esperienze lavorative di me. Su questo non si discute. Ma non sono nati in una cultura dove le cose cambiano radicalmente nel giro di pochi anni. Quella del cambiamento rapido è un’idea cui si sono dovuti adattare, non sono nati nella generazione che questa enorme accelerazione del cambiamento l’ha creata la respira dalla nascita».

Il progresso tecnologico degli ultimi anni continua a confermare legge di Moore per cui «il numero di transistor inseribili in un circuito integrato raddoppia ogni due anni circa» e ciò si traduce in una espansione esponenziale della tecnologia. Nel campo della fisica, ad esempio, il campo magnetico non è altro che una variazione del campo elettrico nel tempo, quindi un’accelerazione. Tutto ciò che cambia rapidamente produce effetti nuovi e richiede prospettive nuove.

Se è vero che le domande portano a soluzioni è importante per il giovane futurist chiedersi «in cosa abbiamo permesso che ci manipolassero». Se il paradigma di riferimento per una vita migliore è quello della crescita allora lavoro, consumo e produzione racchiudono le logiche di un sistema capitalistico che di fatto favorisce il benessere di pochi a scapito di molti. Ecco che, la riflessione di Federico Pistono si articola attorno alla parola felicità parlando di felicità e crescita, felicità e reddito, di scienza della felicità, felicità e lavoro fino a concludere con una sua riflessione sullo scopo della vita e sulla sua visione di un bellissimo futuro.

La questione cruciale è inventare nuovi lavori per ridurre la disoccupazione o inventare un nuovo sistema che non richieda a tutti di lavorare?

«Dobbiamo sbarazzarci dell’idea, convincente solo in apparenza, che tutti noi si debba guadagnare da vivere. È un fatto, oggi, che una sola persona ogni diecimila possa realizzare un cambiamento tecnologico in grado di mantenere tutti gli altri. Le giovani generazioni hanno assolutamente ragione, nel denunciare l’insensatezza di doversi guadagnare da vivere».

Ritornando indietro nel tempo e facendo riferimento ad Aristotele, come a dire che le risposte si possono trovare nella sapienza della vita il futurist Pistono propone l’idea «che, invece di provare guadagnare sempre più denaro, o al contrario abbandonarlo in massa, dovremmo provare a cercare l’aurea mediocritas riducendo il bisogno di denaro».

Interessante l’ultimo suggerimento dell’autore che parla esplicitamente di auto-educazione. Ritornando al presente Federico illustra numerose iniziative di successo tramite la filosofica open source resa accessibile da internet. «Gli strumenti della creatività sono nelle mani di tutti, e stanno diventando sempre più semplici e accessibili. Avete un’opportunità che nessun altro, nella storia dell’uomo, ha mai avuto».

Come a dire la tecnologia continuerà a svilupparsi, ma la potenzialità di scelta e di creatività dell’uomo rimane l’unica discriminante.



Fonte:

Federico PISTRONO, I robot ti ruberanno il lavoro, ma va bene così: come sopravvivere al collasso economico ed essere felici, CreateSpace, 2013.

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