L’intelligenza artificiale sta cambiando la nostra idea di ecosistema urbano e nella prima puntata del Podcast di #IAGOVES2020 ne abbiamo parlato con la prof.ssa Elena Battaglini, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio e coordinatrice dell’Area di Ricerca ‘Economia Territoriale’ della Fondazione Di Vittorio della CGIL.
La tematica dell’ Artificial intelligence city apre al tema delle utopie urbane. Si tratta di fantasia o di realtà? La chiave di lettura proposta dalla prof.ssa Battaglini parte da una metafora tratta dal romanzo di Ursula K. Le Guin, Dispossessed: An Ambiguous Utopia del 1974.
«C’era un muro. (…) Come ogni altro muro, anch’esso era ambiguo, bifronte. Quel che stava al suo interno e quel che stava al suo esterno dipendevano dal lato da cui lo si osservava.»
Per la sociologa il “muro bifronte” è la metafora di un’interfaccia. Parafrasando sull’uomo questo implica che «molte delle tecnologie a cui noi umani facciamo da interfaccia li dobbiamo comprendere all’interno di contesti e cornici di senso anche valoriali».
È fondamentale per la Battaglini approcciarsi al concetto di utopia non come “non luogo”, ma come processo. L’approccio indicato è quello di considerare l’«l’intelligenza artificiale e le altre tecnologie digitali non come strumenti, ma come forze ambientali antropologiche sociali e interpretative».
Per la studiosa la pervasività della tecnologia implica un aumento di responsabilità da parte dell’uomo in cui la dimensione del linguaggio e delle parole è fondamentale nell’innesto e sviluppo di processi inclusivi a beneficio dell’umanità intera.
Un’intervista condotta da Gianluigi Marsibilio ricca di tanti spunti di riflessione che invitiamo ad ascoltare per intero sui nostri canali.
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